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Pavone Canavese

L'abitato dell'età del Ferro e le rocce coppellate

Dopo la fine della frequentazione del villaggio perilacustre di Viverone, per alcuni secoli mancano in Canavese contesti archeologici importanti; la vivacità degli scambi fra i due versanti alpini lungo la valle della Dora è tuttavia testimoniata dall’importante forma di fusione multipla in pietra locale rinvenuta a Piverone, e ora esposta al Museo di Antichità di Torino , dalla quale si ricavavano spade di tipi diffusi anche nel bacino del Reno, della Senna e della Saonna nella prima metà dell’XI secolo.

Il brusco peggioramento climatico avvenuto alla fine del II millennio a.C., con conseguente innalzamento del livello dei laghi, e le scorrerie di popolazioni transalpine resero insicure le aree prossime ai corsi e ai bacini d’acqua determinando lo spostamento degli insediamenti umani verso siti d’altura, come quello del Monte Appareglio – Paraj Auta, nel territorio di Pavone. I materiali rinvenuti, databili tra il 1000 e il 100 a.C. circa, hanno portato all’individuazione di un abitato di notevole importanza strategica, posto sul rilievo  più alto al centro dell'Anfiteatro Morenico, a controllo dei percorsi verso i valichi alpini, e probabilmente inquadrato in un sistema di altri analoghi abitati.

A testimonianza di un millennio di frequentazione protostorica restano visibili oltre un migliaio di incisioni rupestri, soprattutto coppelle, presenti sulle superfici rocciose dell'altura, con una maggiore concentrazione sul versante occidentale, meno scosceso.

 

ParajAuta PAVONE 750